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lunedì 12 settembre 2011

Adorabile perfida.....

Anna Wintour ha calpestato la crisi coi tacchi alti e dicendole: “Spostati”

In omaggio alla crisi dell’editoria, ai tagli in Condé Nast e alla necessità di pubblicizzare se stessa, cioè il suo Vogue America, Anna Wintour si è concessa pochi giorni fa al “Late Night Show”. Gentile e sorridente come un piranha, è andata incontro a David Letterman con addosso gli occhiali da sole, poi se li è tolti, li ha appoggiati sul tavolino, ha messo in imbarazzo l’intervistatore guardando e commentando le sue calze, “molto interessanti” (bianche), e consigliandogli uno stilista “che taglia i pantaloni molto corti così ci si può focalizzare completamente sulle calze”. Anna Wintour non ha mai smesso di sorridere, nemmeno quando Letterman le ha chiesto cosa succede quando il budget per la moda di una signora scende a venti dollari. “Bè, può comprare un rossetto” (è una battuta, ma non solo: durante la Depressione degli anni Trenta le vendite di rossetto ebbero un’impennata storica). Con un budget di venti dollari si può comprare anche il numero di Vogue di settembre, che quest’anno è molto più sottile perché è diminuita la pubblicità, come ha scritto Maureen Dowd sul New York Times chiedendosi se il team di Vogue, celebrato assieme alla sua regina in un documentario, “The september issue”, non stia danzando sul ponte del Titanic.

In effetti David Letterman teneva sulla scrivania, quella sera, soltanto il glorioso numero del 2007, con Sienna Miller in copertina, 840 pagine e qualche chilo di peso, quello insomma oggetto del film, in cui Anna Wintour scuote la testa davanti a una foto di Sienna troppo dentona. “Qui c’è un problema di denti”, ha detto, e davanti a una foto di una esile Jennifer Garner: “Sembra incinta”. Anna Wintour calpesta la crisi con i suoi tacchi alti e senza calze, Anna Wintour si mette due volte lo stesso vestito ma non certo perché le abbiano tolto il bonus personale di duecentomila dollari l’anno per le piccole spese. Andrà alle sfilate di Parigi e alloggerà nella solita suite del Ritz, come sempre avrà a disposizione una serie di Mercedes con autista per sé e per il proprio entourage (una decina di persone completamente schiavizzate, a cui la Wintour dice semplicemente “spostati”, e questi scompaiono inchinandosi), come sempre gli stilisti le faranno mille salamelecchi e lei dirà: “Va bene, adesso tira fuori i vestiti”.

L’ultima imperatrice, il Re Sole, la regina di ghiaccio, un alieno
, una dominatrice: la massima concessione di Anna Wintour alla recessione mondiale è stata la faccia assassina con cui ha elencato, da sola e fingendosi divertita, le definizioni che ha dato di lei Maureen Dowd, e il sorrisetto con cui ha risposto a Letterman che le chiedeva se avesse mai strangolato qualcuno: “Maybe you?”. “The september issue” la inquadra mentre sta ridendo con i collaboratori, ma all’improvviso una sventurata piena di entusiasmo le mostra una giacca fucsia: lei la guarda un secondo, la disintegra con gli occhi, dice “no” e si volta dall’altra parte.
“Mi sembra di ricordare che quel film (“Il diavolo veste Prada”) fosse finzione e a noi di Vogue piacciono molto le finzioni”, ha detto Wintour a Letterman. Il diavolo veste Prada infatti è niente in confronto alla vera Anna Wintour (però l’ufficio è identico e anche il cappuccino di Starbucks), donna capace di guardare la crisi dall’alto in basso, trovarla priva di stile e dirle “spostati”. Oppure, come davanti alle foto che le mostrano i collaboratori: “Dov’è il glamour? Questo è Vogue, ok? Per favore, levala”.

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